La Toscana e la sua legge elettorale, dopo tre prove

Di Enrico Calossi, Direttore OPI

L’esito delle elezioni regionali toscane, e in particolare il risultato inatteso della candidata presidente Antonella Bundu, ha riacceso il dibattito sulla legge elettorale toscana. In particolare, ha suscitato scalpore la scoperta da parte di molti toscani della presenza di una diversa soglia di sbarramento per le liste che corrono in coalizione (il 3% dei voti validi) rispetto alla soglia per le liste che corrono in solitaria (il 5%). In realtà non si tratta di una novità, perché le attuali regole elettorali furono stabilite con la legge regionale n. 51, approvata dal Consiglio Regionale toscano il 26 settembre 2014. Ciò significa che anche i due precedenti appuntamenti elettorali regionali (nel 2015 e nel 2020) erano stati affrontati con le stesse regole. In passato però non era mai accaduta l’anomala situazione di una lista che rimanesse sotto la soglia del 5%, mentre il candidato presidente ad essa collegato otteneva più del 5%. Da qui dunque anche l’ipotesi di ricorso da parte delle componenti di Toscana Rossa (lista formata dall’alleanza tra Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e Possibile) nell’ottica, se non altro, di aprire una riflessione per modificare la legge elettorale toscana. Il dibattito che è emerso sulla legge elettorale toscana ci spinge infatti a ragionare anche su altri aspetti problematici della normativa elettorale.

 

La presentazione delle liste

Una seconda anomalia è rappresentata dalla modalità di presentazione delle liste. Infatti, la legge prevede che per presentarsi alle elezioni vadano raccolte, in modo autenticato da un pubblico ufficiale e certificato dalle anagrafi comunali, un numero non indifferente di firme di sostegno. Nel dettaglio 700 firme o più nelle circoscrizioni con più di 200mila abitanti (cioè tutte le province toscane, tranne la provincia di Massa-Carrara) e 525 sottoscrizioni nelle circoscrizioni meno popolose (quindi anche la circoscrizione di Firenze 3 – la provincia di Firenze è divisa in quattro circoscrizioni).  La raccolta di firme non è facilissima, infatti nel 2025 tre liste si sono arrese perché non hanno raccolto le firme necessarie in almeno 9 circoscrizioni su 13: nel dettaglio, PCI, Forza del Popolo e Democrazia Sovrana e Popolare. Ebbene, la legge però esenta dalla raccolta delle firme le liste già rappresentate nel Consiglio Regionale. Ovviamente, se anche queste fossero obbligate alla raccolta, il meccanismo di presentazione sarebbe più difficile per tutti, visto che la firma “di solidarietà” da parte di sostenitori di altri partiti verso le poche liste che stanno effettivamente raccogliendo non sarebbe più possibile. Dall’altro lato, però, un abbassamento del numero di firme necessarie metterebbe tutte le liste su un piano di parità e di fatto, visto che le firme vanno raccolte tra il 60esimo e 30esimo giorno prima delle votazioni, allungherebbe la durata della campagna elettorale e la visibilità stessa della competizione elettorale, favorendo, forse, la partecipazione (e poi l’affluenza) degli elettori.

 

La distribuzione dei consiglieri tra le circoscrizioni

Infine, una terza particolarità riguarda il modo in base al quale vengono eletti i 40 consiglieri regionali nelle varie circoscrizioni. Come premessa va detto che ad ogni circoscrizione viene assegnato un numero teorico di seggi in base alla popolazione. Come si vede dalla tabella 1, la percentuale del peso della popolazione di ciascuna provincia sulla popolazione complessiva della regione corrisponde più o meno al peso percentuale della circoscrizione sul numero dei seggi teorici. Livorno risulterebbe leggermente sovrarappresentata mentre Pisa risulterebbe un poco penalizzata.

Tabella 1: Circoscrizioni, abitanti e consiglieri regionali teorici

Provincia   Abitanti % Abitanti Consiglieri teorici % Consiglieri Diff. Ab-Con
Arezzo 333.646 9,1 4 10 0,9
Firenze 1 362.353 9,9 4 10 0,1
Firenze 2 249.719 6,8 3 7,5 0,7
Firenze 3 174.185 4,8 2 5 0,2
Firenze 4 203.203 5,6 2 5 -0,6
Grosseto 215.328 5,9 2 5 -0,9
Livorno 325.431 8,9 4 10 1,1
Lucca 380.693 10,4 4 10 -0,4
Massa Carrara 186.759 5,1 2 5 -0,1
Pisa 418.561 11,4 4 10 -1,4
Pistoia 290.036 7,9 3 7,5 -0,4
Prato 261.094 7,1 3 7,5 0,4
Siena   259.826 7,1 3 7,5 0,4

La realtà però è che i seggi realmente proclamati non corrispondono a quelli assegnati alle varie circoscrizioni. Infatti, il meccanismo di assegnazione prevede che, una volta appurata l’elezione del presidente della giunta regionale (cioè il candidato che ottiene il maggior numero di voti, purché ottenga almeno il 40% dei voti validamente espressi), la lista o il gruppo di liste (la coalizione) che lo sostengono ottiene 24 seggi come premio di maggioranza, mentre i restanti 16 spettano alle minoranze.

I 24 seggi vengono poi distribuiti tramite il metodo d’Hondt tra le liste che sostengono il candidato presidente vincitore (dal 1995 ad oggi il vincitore è sempre stato sostenuto da un gruppo di liste coalizzate). Infine, una volta assegnata per ogni lista il numero di seggi (ad esempio, nella tornata attuale 15 seggi al PD, 4 a Casa Riformista, 3 ad Alleanza Verdi Sinistra e 2 al Movimento 5 Stelle) si passa alla distribuzione dei seggi alle varie circoscrizioni. Il primo seggio viene eletto dunque nella provincia nella quale la lista ha preso il maggior numero di voti. Avendo la provincia di Firenze circa 950mila abitanti ed avendo la seconda provincia (Pisa) meno della metà degli abitanti (poco più di 400mila), il primo seggio scatta, per tutte le liste sempre nella Provincia di Firenze. Per le liste con molti eletti (questa volta PD e Fratelli d’Italia), questo non è un grande problema, perché eleggono comunque almeno un consigliere in ogni provincia o quasi. Per le liste minori (cioè quelle che ottengono meno consiglieri) risulta che il primo consigliere è sempre quello di Firenze, mentre il secondo, il terzo e il quarto (non si va oltre nella distribuzione dei seggi) di solito varia tra Pisa, Lucca, Arezzo e Livorno. Il risultato finale è che la provincia di Firenze elegge sempre almeno un consigliere per ogni lista, raccogliendo dunque un numero finale di consiglieri superiore al numero teoricamente assegnato.

Ma non finisce qui: anche nella distribuzione interna alla provincia di Firenze tra le quattro circoscrizioni (Firenze 1, cioè Firenze città; Firenze 2, Mugello Valdisieve Valdarno Chianti; Firenze 2, Empolese – Valdera; Firenze 4, Piana Fiorentina) il meccanismo di distribuzione favorisce la circoscrizione nella quale la lista ha ottenuto più voti assoluti. Pertanto, risulta che il primo seggio della provincia scatta sempre per Firenze 1. Il risultato finale è che non solo la provincia di Firenze risulta più rappresentata, ma che ancor di più risulta sovrarappresentata la circoscrizione Firenze 1, cioè la città di Firenze.

 

Tre elezioni a confronto

Questo fu subito evidente durante le elezioni del 2015, come dimostra la figura 1.

Figura 1: Elezioni 2015, percentuale degli abitanti e dei consiglieri

La città di Firenze, che nel 2015 rappresentava il 10,2% della popolazione toscana, espresse il 17,5% dei 40 consiglieri regionali toscani. Una leggera sovra-rappresentazione favorì anche la provincia di Pisa, mentre tutte le altre circoscrizioni risultarono penalizzate.

La figura 2 evidenzia come la sovra-rappresentazione della città del giglio fu ancora più marcata per le elezioni del 2020.

Figura 2: Elezioni 2020, percentuale degli abitanti e dei consiglieri

In quella occasione Firenze-città si trovò a pesare per il 20% dei consiglieri regionali (con 8 eletti), mentre anche Arezzo, Firenze 2 e Siena risultarono sovrarappresentate.

Nel 2025 la disproporzionalità fiorentina (figura 3) è stata meno evidente. Stavolta anche un’altra circoscrizione (Pisa) ha eletto lo stesso numero di seggi di Firenze, sei. Oltre a Firenze, dunque, anche Pisa e, in modo più limitata, la circoscrizione Firenze 2 e la provincia di Massa-Carrara sono state sovra-rappresentate.

Figura 3: Elezioni 2025, percentuale degli abitanti e dei consiglieri

L’affluenza elettorale

Complessivamente si può osservare che a Firenze-città si è eletto, stavolta, un consigliere ogni 60mila elettori, mentre a Firenze 4 (la Piana fiorentina) uno ogni 200mila. La sproporzione è evidente così come è evidente che nelle tre tornate elettorali affrontate con la legge n. 51 Firenze 1 è sempre stata sovrarappresentata (anche in modo abbondante), mentre Firenze 2, Firenze 4, Grosseto, Livorno, Lucca, Pistoia e Prato sono sempre state sotto-rappresentate. Si pensi, come ulteriore nota di riflessione, che la seconda città della Toscana, Prato, che ha più della metà degli abitanti di Firenze, a causa dei meccanismi elettorali nel 2020 ha espresso un solo consigliere regionale contro gli otto del capoluogo.

Dopo tre campagne elettorali questo stato dell’arte sembra avere anche delle conseguenze concrete su altri aspetti, ad esempio sulla partecipazione dei cittadini. La figura 4 presenta le differenze di affluenza tra le elezioni del 2015 e quelle del 2025 (le elezioni del 2020 sono fuori scala perché nello stesso giorno si votò per un referendum nazionale e per diversi rinnovi di sindaci e consigli comunali). Ebbene, a Firenze 1 in dieci la partecipazione è cresciuta, mentre a Grosseto, Livorno, Lucca, Massa-Carrara e Siena (province quasi o sempre sottorappresentate) l’affluenza è calata. Esistono anche casi in controtendenza, come Prato, che è sempre stata sottorappresentata ma che comunque vede un aumento della partecipazione. Forse serviranno altre prove, ma già al momento appare aneddotico che nelle circoscrizioni destinate ad essere sottorappresentate le liste più piccole e i candidati di quelle liste cominciano a fare campagne elettorali meno convinte, destinando meno tempo e risorse. Del resto, si elegge a Firenze (e forse a Pisa o Lucca): pertanto quelle diventano le circoscrizioni per le quali tutti i partiti si impegnano di più. Non è un caso, dunque, che a Firenze gli elettori risultino più informati e forse più inclini ad andare a votare.

Figura 4: Differenza dei dati tra l’affluenza per le elezioni 2015 e 2025

 

Conclusioni e proposte

Come uscire da questa difficoltà? Ammesso che ci sia interesse e forza, cosa che è da dubitare perché è improbabile che la nutrita pattuglia di consiglieri fiorentini possa votare qualcosa che danneggi la propria (facilitata) rieleggibilità. Ma su un piano teorico una soluzione potrebbe essere l’adozione di un sistema elettorale simile a quello utilizzato per le elezioni dei consigli provinciali tra il 1993 e il 2014. Una volta assegnato il numero di consiglieri alle varie liste, i singoli consiglieri scatterebbero nelle circoscrizioni nelle quali la lista ha ottenuto una percentuale (e non i voti assoluti) più alta. Una volta assegnati i seggi alla lista con più eletti si passerebbe alla seconda, che seguirebbe lo stesso criterio. Via via, tutte le liste seguirebbero lo stesso schema, con la particolarità che ogni circoscrizione smetterebbe di far eleggere consiglieri una volta raggiunto il numero massimo “teorico”, a questo punto veramente reale, di consiglieri a disposizione. In questo modo le circoscrizioni e le province avrebbero sicuramente una rappresentanza proporzionata alla propria popolazione.

Una soluzione ancora più semplice potrebbe essere quella di rinunciare alla prima ripartizione dei consiglieri tra province, in quanto facilita enormemente la provincia di Firenze. In questa prospettiva, si potrebbe prevedere una distribuzione fondata sulle circoscrizioni elettorali, dividendo il territorio fiorentino nelle attuali quattro circoscrizioni oppure due, qualora si ritenesse opportuno evitare un effetto di penalizzazione eccessiva per la provincia di Firenze. Tale configurazione, pur non assicurando una proporzionalità perfetta nella rappresentanza, garantirebbe comunque una maggior varianza, da elezione ad elezione, nel determinare quale provincia risulterebbe più rappresentata.

Per concludere, la legge regionale, dopo tre prove, forse necessita delle correzioni, sia per quanto riguarda la doppia soglia di sbarramento (perché una lista coalizzata deve essere più favorita rispetto a quella che ha scelto di correre in solitaria?), sia nel meccanismo di raccolta delle firme, sia nel garantire una equa rappresentanza per tutte le circoscrizioni. Tutte sfide che oggi potrebbero concretamente aprirsi.

 

Disclaimer: i dati sono stati raccolti grazie al supporto di Gianmarco Avantaggiato, Viola Bazzardi, Federico Carzedda, Piera Morrone, Giorgio Rizzo, studenti tirocinanti presso l’Osservatorio su politica e istituzioni (OPI) del Dipartimento di Scienze Politiche – Università di Pisa.