Giornata di studio: La guerra in Ucraina e l’ordine internazionale: niente sarà più come prima?

Il Dipartimento di Scienze Politiche e l’Osservatorio sulla Politica e le Istituzioni dell’Università di Pisa organizzano una giornata di studio sulla guerra in Ucraina e l’ordine internazionale.

L’appuntamento è per Venerdì 18 marzo 2022 -dalle ore 9:00 alle ore 13:00 presso l’Aula Magna del Polo didattico delle Piagge, Via Giacomo Matteotti, 11,  Pisa.

Sarà possibile collegarsi e partecipare alla discussione anche online via teams!

Di seguito il programma dell’iniziativa:

Ore 9:00 – Introduzione

Carmelo Calabrò – Saluti istituzionali

INTRODUCE E MODERA: Massimiliano Andretta

9:15-10:20- Il contesto storico-politico del conflitto

Elena Dundovich: “Oriente vicino o estremo Occidente? L’Ucraina contemporanea, dall’URSS alla NATO.

Andrea Giannotti (in collegamento da Mosca): “La statualità ucraina e il mondo russo. Gli slavi orientali dalla Rus’ di Kiev al XX Congresso

Marinella Neri: “La fine della guerra fredda: un’occasione persa per coinvolgere la Russia nel nuovo sistema di sicurezza europeo?

Simone Paoli: “Stati Uniti, Unione Europea e Federazione Russa: un tentativo di periodizzazione storica

10:20-11:00 Discussione

11:00-11:30 Coffee break

11:30-12:30 Implicazioni ed effetti del conflitto

Sara Poli: “L’Unione europea di fronte alla guerra tra l’Ucraina e la Russia

Marcello Di Filippo: “L’invasione russa dell’Ucraina: crisi o opportunità per il diritto internazionale?

Francesco Tamburini: “Ripercussioni della crisi Ucraina sulla regione del MENA

Enrico Calossi: “La crisi in Ucraina alla luce delle teorie delle relazioni internazionali

12:30-13:00- Discussione

 

Qui la locandina dell’evento.

Call for papers – “Democrazia, sfide e opportunità in tempi di crisi: dai movimenti per la difesa dell’ambiente a destre e protesta no Vax”

Lo Standing Group “Movimenti Sociali e Partecipazione Politica” della SISP, insieme a Scuola Normale Superiore di Pisa e il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, organizza la sua prima Giornata di studi su Democrazia, sfide e opportunità in tempi di crisi: dai movimenti per la difesa dell’ambiente a destre e protesta no Vax che si terrà il 9 Maggio 2022 presso l’ateneo pisano. Per la prima volta, in tanti di anni di attività, lo SG ha sentito l’esigenza di creare un momento di incontro e confronto, oltre il consueto appuntamento annuale della conferenza SISP. Un momento che ci permetta, da un lato, di riflettere collettivamente sullo “stato dell’arte” dello studio sui movimenti sociali e dell’azione collettiva e, dall’altro, che permetta di fare rete tra “young researchers”, provando ad immaginare nuovi orizzonti di ricerca. La Giornata di Studi vuole essere un momento di scambio, riflessione e dibattito rivolto soprattutto a giovani ricercatori/trici, studenti/esse di dottorato, post-doc, i cui interessi di ricerca abbracciano i social movements studies e la partecipazione politica “dal basso”. Per questo, oltre a quattro gruppi di discussione tematici che si svolgeranno parallelamente nel pomeriggio, prevediamo una tavola rotonda che si svolgerà all’inizio della giornata.
Apriamo la Call for Papers, rivolgendoci soprattutto a giovani ricercatori/trici, studenti/esse di
dottorato, appartenenti o meno allo SG, che vogliano condividere il proprio lavoro con noi; data la particolarità dell’evento e i suoi obiettivi, apriamo la Call non solo alla presentazione di paper, ma invitiamo anche a condividere idee, proposte e progetti di ricerca in corso, o che si vogliono sviluppare.
Lo SG ha individuato quattro principali filoni di ricerca su cui si baserà l’interna Giornata di studi e
che proponiamo:
I. Movimenti e mobilitazioni su ambiente e clima, e temi urbani.
II. Protesta e Corona: No Vax, destre, hate speeches e teorie del complotto.

III. Movimenti anti – gender e forme di resistenza (movimenti e discorsi femministi).

IV. Comunicazione, organizzazione e pratiche digitali nei movimenti locali, nazionali e transnazionali.

Invitiamo a mandare gli abstract delle proprie proposte (max 500 parole, specificando nell’oggetto il panel cui si intende partecipare) all’indirizzo sgmovimentipartecipazione@gmail.com entro il 30 Marzo 2022. Entro il 20 di Aprile sarà comunicata l’accettazione o meno dei contributi.
Non è prevista alcuna tassa di partecipazione
. È previsto, invece, un rimborso per le spese di viaggio dedicato, in prima battuta, a ricercatori/trici precari/e (a seconda delle richieste di rimborso che riceveremo, garantiremo una percentuale di rimborso che vi comunicheremo il prima possibile).

IN BREVE
abstract max 500 parole

da inviare a: sgmovimentipartecipazione@gmail.com

deadline per inviare abstract: 30 Marzo 2022

accettazione entro: 30 aprile 2022

data dell’incontro: 9 maggio 2022, Università di Pisa

L’elezione di Metsola alla presidenza del Parlamento Europeo e i nuovi equilibri tra i partiti politici europei

di Enrico Calossi, OPPR

L’elezione di Roberta Metsola ha rappresentato un cambiamento del quadro politico rispetto al contesto che due anni e mezzo fa consentì l’elezione del recentemente scomparso David Sassoli. Apparentemente non sembra ci siano novità, perché ormai dagli anni ottanta il parlamento europeo è guidato da una presidenza popolare, per una metà della legislatura, e da una presidenza socialista, per l’altra metà. O viceversa. E anche questa volta la prassi della Grand Coalition (o Grosse Koalition, se si vuol dar credito ad una crescente germanizzazione dell’Unione) tra Popolari, Socialisti e Liberali appare confermata. Solo nella legislatura 1999-2004 il patto tra Popolari e Socialisti non fu rinnovato perché i Popolari preferirono accordarsi con i Liberali. Infatti, nella prima parte della legislatura, la presidenza spettò alla popolare Nicole Fontaine, nella seconda parte, al liberale Pat Cox.

Le prime difficoltà nel ‘core’ dei partiti europei e l’elezione di Sassoli

Nel 2014, all’inizio della nuova legislatura, il socialista Martin Schulz fu eletto presidente del Parlamento con una confortevole maggioranza che rifletteva l’accordo tra Popolari, Socialisti e Liberali. Nel gennaio del 2017 però il consueto passaggio di testimone tra Popolari e Socialisti non avvenne in modo indolore. Infatti, in quell’occasione ci furono sei candidati: di fatto ogni gruppo, tranne i Liberali, presentò un proprio candidato. Le regole del PE, poi, impongono alla quarta votazione la limitazione delle candidature ai due più votati nella terza votazione. Così il popolare Antonio Tajani poté battere il socialista Gianni Pittella. Chiaramente il sistema di partito era di fronte ad una rottura, mascherata però dal fatto che l’alternanza tra Socialisti e Popolari si era comunque realizzata.

Nel 2019, la tradizionale alleanza sembrava poter essere rinnovata. Infatti, David Sassoli fu esplicitamente designato in seguito al tipico accordo tra Popolari, Socialisti, e Liberali, definito spesso nella letteratura specialistica come ‘core’ del sistema partitico a livello europeo. Però, i risultati furono diverso. Infatti, Sassoli, nonostante avesse sulla carta il sostegno di 444 deputati, ricevette al primo turno solo 325 voti, sotto la soglia dunque dei 332 voti necessari per essere eletto. Agli altri candidati, il conservatore di ECR Jan Zaharadil, alla verde Ska Keller e alla candidata della sinistra del gruppo Gue-Ngl, Sira Rego, andarono rispettivamente 162, 133 e 42 voti. La candidata verde ottenne dunque 59 voti in più rispetto a quanti fossero i membri del gruppo Verde/Regionalista (74 deputati) e il conservatore ottenne, addirittura, ben cento voti in più rispetto all’entità del gruppo di riferimento (i Conservatori e Riformatori Europei / ECR) che constava di 62 seggi.

 

Tabella 1: La composizione dei gruppi politici al Parlamento Europeo, 2019 e 2022

Famiglia Politica Nome gruppo Acronimo Seggi 2019

Pre-Brexit

Seggi 2022

Post-Brexit

Popolari Gruppo del Partito Popolare Europeo EPP 182 177
Socialisti Alleanza progressista dei Socialisti e dei Democratici in Europa S&D 154 144
Liberali Renew Europe RE 108 101
Verdi e regionalisti Verdi e Alleanza Libera Europea G-EFA 74 72
Destra Sovranista Identità e Democrazia ID 73 70
Conservatori Conservatori e Riformatori europei ECR 62 64
Sinistra The Left GUE-NGL 41 39
Non iscritti Non iscritti NI 57 39

 

Servì dunque un secondo turno di votazione. Questa volta Sassoli riuscì a migliorare il proprio risultato, passando a 345 voti (cioè 11 più del necessario), ma ancora ottenendo molto meno dei 444 voti a disposizione dei gruppi popolare, socialista e liberale. E pertanto, il 3 luglio 2019, Sassoli divenne presidente del parlamento europeo, anche se il risultato rappresentava un chiaro segnale del peggioramento dei rapporti tra i tre gruppi.

Per quanto riguarda le 14 Vicepresidenze del Parlamento Europeo, quattro andarono ai Popolari, tre ai Socialisti, due rispettivamente ai Verdi e ai Liberali e uno rispettivamente alla Sinistra e ai non iscritti (in particolare al Movimento 5 Stelle).

I gruppi parlamentari e la scelta delle cariche monocratiche dell’Unione

Le difficoltà nei rapporti tra i gruppi del ‘core’ riemersero pochi giorni dopo quando, il 16 luglio 2019, la proposta del Consiglio Europeo di eleggere Ursula Von Der Leyen alla Presidenza della Commissione fu approvata dal Parlamento Europeo. Anche questa volta, la Von Der Leyen avrebbe potuto attendersi i 444 voti a disposizione di Popolari, Socialisti e Liberal. In realtà i voti a favore furono solo 383, cioè appena nove sopra il quorum di 374 voti, nonostante anche la nutrita pattuglia parlamentare del Movimento 5 Stelle (nel gruppo dei Non Iscritti) avesse dichiarato di votare a favore della Von Der Leyen. Questo fatto fu particolarmente interessante per gli osservatori italiani, che infatti coniare “maggioranza Ursula” lo schema a sostegno della Von Der Leyen, anche per sottolineare lo spostamento del M5S su posizioni filo-europeisti. Comunque, anche in questa occasione, seppure non al livello di quanto successo quindici giorni prima per Sassoli, i tre partiti non riuscirono a assicurarsi tutti i voti a disposizione.

Nell’autunno del 2019 continuò la designazione delle posizioni monocratiche del sistema politico europeo. La scelta dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera confermò, con la designazione dello spagnolo Josep Borrell, il tradizionale predominio su questa figura a vantaggio dei socialisti (gli alti rappresentanti precedenti, Solana, Ashton e Mogherini, erano tutti socialisti). Però la scelta di un liberale, il belga Charles Michel, alla carica di Presidente del Consiglio Europeo, fece ipotizzare la nascita di una saldatura tra Liberali e Popolari più solida rispetto a quella ormai quarantennale tra Popolari e Socialisti.

Così si alimentarono rumors di una probabile rottura del patto tra socialisti e popolari, fino al punto che, nell’autunno del 2021, sembrava ormai molto probabile una ricandidatura di David Sassoli alla presidenza. Tra le varie ragioni, oltre alla cristallizzazione delle difficoltà tra socialisti e popolari, figurava anche l’aver speso gran parte dell’ultima semi-legislatura nel concentrare l’impegno della presidenza quasi unicamente a garanzia dell’agibilità fisica e politica del parlamento in tempi di Covid Questo aveva spinto Sassoli e i socialisti a tentare la strada della nuova candidatura. In effetti, sulla carta, se Sassoli fosse stato in grado di intercettare non solo gli scontati voti dei Socialisti e della nutrita pattuglia del M5S, ma anche buona parte dei voti dei Verdi, della Sinistra e soprattutto dei Liberali, sarebbe riuscito nell’impresa della rielezione. Anche perché, dall’altro lato, i Popolari non avrebbero potuto ampliare molto la propria base elettorale, temendo di doversi alleare solo con gli euroscettici sovranisti dei gruppi ID e ECR.

A metà dicembre, però, anche per il peggioramento delle sue condizioni di salute, Sassoli dichiarò ufficialmente di ritirare la sua candidatura, con l’obiettivo di “non spaccare” la “maggioranza Ursula”, cioè, per l’appunto, l’alleanza tra Popolari, Socialisti, Liberali e Pentastellati. La strada appariva dunque spianata per una candidatura dei Popolari, i quali già a novembre 2021 avevano rotto gli indugi e avevano proposto la giovane maltese Roberta Metsola alla presidenza.

Roberta Metsola ottiene voti anche dalla destra euroscettica e sovranista

A inizio gennaio si stava quindi prospettando lo stesso schema del 2019, in base al quale Metsola era la candidata del ‘core’ rappresentato da Popolari, Socialisti e Liberali. E ancora come nel 2019, Verdi, Sinistra e Conservatori avrebbero tutti presentato un proprio nome di bandiera. Probabilmente, a seguito di questo schema, i Socialisti sarebbero stati anche pronti a non votare (ricordo che il voto è segreto) in massa per la Metsola. Sia per rendere pan per focaccia per lo sgarbo incassato nel luglio 2019 da Sassoli (i 100 voti in meno), ma anche perché le posizioni chiaramente anti-abortiste della politica maltese mal collimano con gli ideali politici dei socialisti europei.

Ma il fatto nuovo, che ha scardinato gli schemi, è stato l’inaspettato ritiro del candidato conservatore e l’esplicita presa di posizione di alcuni euroscettici di destra, sia tra i conservatori più ‘soft’ di ECR, guidati da Giorgia Meloni, sia tra quelli più ‘hard’ di Identità e Democrazia (ID), a favore della Metsola, come ad esempio ha fatto esplicitamente Matteo Salvini. Il risultato infatti è stato superiore a quanto ragionevolmente la Metsola poteva aspettarsi: di fronte ad una platea potenziale di 422 voti provenienti dai tre partiti ‘core’, la giovane neo-presidente ha ottenuto 458 voti, quindi 36 più del previsto. Ciò dimostra che è stata in grado di pescare anche nell’elettorato euroscettico e conservatore. Probabilmente l’apporto del voto conservatore è stato anche maggiore dei 36 voti in più. Infatti, visto che le altre due candidate alternative, la verde Kuhnke e ancora Rego della Sinistra hanno ottenuto 47 voti in più rispetto ai loro rispettivi 72 e 39 voti previsti, è molto probabile che i voti in più ottenuti dalle due candidate provengano da deputati socialisti o liberali. Dunque questi 47 voti sarebbero dovuti a mancare alla Metsola. Ma sarebbero stati ampiamente bilanciati dall’arrivo di voti euro-scettici e conservatori. Dunque, se in più occasioni in passato si era ventilata la possibilità di un allargamento del ‘core’ dei gruppi del PE verso l’area ambientalista e verde, questa volta l’allargamento è stato a destra. Resta da capire quanto ciò sia episodico o quanto possa avere conseguenze più durature.

Un altro segnale da cogliere arriva dall’elezione dei nuovi vicepresidenti del Parlamento. Ovviamente si inverte il rapporto di forza tra Popolari e Socialisti, perché chi detiene la presidenza ottiene, come bilanciamento, meno vice-presidenti. Quindi da gennaio 2022 i Socialisti hanno cinque vicepresidenti, mentre i Popolari ne hanno tre. Si rafforzano però i Liberali, passando da due a tre e i conservatori di ECR eleggono un primo vicepresidente, che non avevano nel 2019. In compenso, mentre la Sinistra continua ad eleggere un suo vicepresidente, i Verdi passano da due a uno e i non-iscritti (in particolare il Movimento 5 Stelle) perde il suo unico vicepresidente. Una dinamica quindi che sembra confermare uno slittamento verso destra degli equilibri interni al Parlamento europeo.

Le prospettive future

Alcuni leader nazionali hanno provato quasi subito a reagire a questo quadro politico potenzialmente nuovo. Uno di questi è stato il presidente francese Emmanuel Macron, azionista di maggioranza del gruppo liberale Renew Europe, che ha proposto di inserire il diritto di scelta in materia di aborto come elemento fondamentale della Carta dei Diritti dell’Unione Europea. Anche nell’area socialista è in corso un dibattito critico verso la scelta del sostegno alla Metsola. Bisogna tenere di conto, però, che nelle dinamiche di elezione delle cariche interne al Parlamento Europeo il criterio del continuum destra-sinistra è solo uno dei vari presenti. Sicuramente rimane in campo anche la dicotomia tra pro-integrazione ed euroscetticismo, ma parlando del complesso contesto continentale bisogna tener conto anche degli equilibri tra le nazionalità ed altri elementi sociodemografici. La scelta di una presidente, giovane, donna, proveniente da un Paese del Mediterraneo e dalla ‘nuova Europa’ post grande allargamento del 2004, disegnano un quadro di ‘simpatie’ verso la Metsola che va al di là delle classiche contese destra/sinistra o integrazionisti/antieuropei. Inoltre, il quadro istituzionalmente complesso e sempre in divenire dell’Unione ricorda che il Parlamento Europeo ha necessariamente bisogno di un grado di coesione elevato per essere in grado di contrattare le quote di potere che, al di là della lettera dei trattati europei, spettano al Parlamento stesso, al Consiglio dell’Unione, al Consiglio Europeo, alla Commissione e agli Stati.

Ovviamente le prossime sfide che presto chiameranno il Parlamento a discutere ed eventualmente a decidere su temi quali la gestione dei fondi del recovery fund, crescita delle disuguaglianze, inflazione, proprietà intellettuale dei brevetti sui vaccini, cambiamento climatico e transizione ecologica, ci faranno capire se i nuovi assetti istituzionali e la recente e parziale apertura verso le forza euroscettiche e sovraniste si tradurranno in uno slittamento verso destra anche delle scelte approvate dal Parlamento stesso.

Pubblicato il volume “Forms of Collective Engagement in Youth Transitions”

Da oggi disponibile il volume “Forms of Collective Engagement in Youth Transitions” di Valentina Cuzzocrea, Ben Gook, e Bjørn Schiermer, edito da Brill. Il testo, disponibile anche in formato ebook, è consultabile a questo link.

All’interno è presente anche un capitolo del prof. Massimiliano Andretta (Unipi – OPI) e della prof.ssa Roberta Bracciale (Unipi – MediaLab) dal titolo “Youth Italians, neets and Political Engagement. Any Good News?”, di cui è disponibile una preview a questo link.

Does populism go viral? How Italian leaders engage citizens through social media

A questo link è possibile leggere l’articolo “Does populism go viral? How Italian leaders engage citizens through social media” scritto da Roberta Bracciale, Massimiliano Andretta e Antonio Martella, e pubblicato sulla rivista “Information, Communication & Society”.

Abstract:

This study explores populism in terms of communication while distinguishing between its ideological and stylistic dimensions. We examine the social media communication of the three main Italian political leaders during the last national electoral campaign to underline the differences and similarities in their use of populist communication in terms of ideology and style and assess how it affects Facebook and Twitter engagement. Our analysis shows that the three leaders all adopt populist communication styles but in slightly different ways. In all cases, populist style elements have a stronger impact on online engagement than populist ideology. The main difference between social media seems to be related less to the leaders’ communication elements than to their platform-specific audiences’ positive reactions to populist communication strategies.

Call “A 20 anni dal G8 di Genova: bilanci e prospettive”

A questo link è possibile prendere visione della call dal titolo “A 20 anni dal G8 di Genova: bilanci e prospettive” lanciata da Scienza&Pace Magazine.

Gli organizzatori invitano a prendere contatti (magazine@cisp.unipi.it) se possibile entro il 31 luglio 2021 con le  proposte di articoli, indicando l’argomento e la data in cui si intende inviare il contributo, in modo da poterne decidere e programmare la pubblicazione.

“Altri mondi erano possibili?” Giornata di studio su Genova 2001 – video

Mercoledì 23 giugno 2021 si è tenuta la giornata di studio dal titolo “Altri mondi erano possibili? Genova 2001 nella storia e nelle pratiche dei movimenti” , organizzata dall’OPI e dal Dottorato in Scienze Politiche dell’Università di Pisa, e coordinata dai proff. Massimiliano Andretta (Unipi) e Alessandro Breccia (Unipi). Dopo i contributi del prof. Federico Romero (IUE) e della prof.ssa Donatella della Porta (SNS), sono intervenuti nella seconda sessione  Domenico Chirico, Alberto De Nicola, Paola Imperatore, Walter Massa, Massimo Torelli, Alberto Zoratti.

A questo link è possibile accedere alla registrazione dell’incontro, che ha preso le mosse a partire dal documento di seguito presentato:

 

Temi di discussione collettiva su Genova e dintorni

La tavola rotonda che stiamo organizzando vuole essere una occasione di riflessione intorno ad alcuni nodi legati all’attivismo nei movimenti venuti a galla in occasione della protesta contro il G8 a Genova nel 2001. Abbiamo provato ad organizzare un’occasione di confronto in cui potessero avere voce diverse “anime” e diverse generazioni dell’attivismo senza avere nessuna pretesa di creare un microcosmo rappresentativo e senza chiedere ai partecipanti di parlare a nome di qualche gruppo, movimento, organizzazione, ma soltanto del proprio punto di vista. La discussione si svolgerà sul modello del “focus group”, una sorta di intervista interattiva collettiva dove i partecipanti discutono alcuni o tutti i temi posti al centro della discussione. L’idea è quella di creare in “laboratorio” una sorte di discussione “franca” tra attivisti a beneficio soprattutto dei partecipanti ma anche di chi osserva. Abbiamo pensato di sviluppare la discussione in due fasi. All’inizio verranno posti all’attenzione dei partecipanti una serie di temi che secondo noi vale la pena di affrontare. Precisiamo sin da subito che i partecipanti potranno decidere di trattare solo alcuni di questi temi, al limite anche uno solo, o anche proporre un altro tema ritenuto rilevante e discuterne. Una volta illustrati i temi ci sarà un primo round di interventi da parte dei partecipanti, i quali avranno 5-6 minuti circa per esporre il proprio punto di vista. Alla fine del primo turno (durata circa 50 minuti), si aprirà la discussione al pubblico che potranno fare le loro domande ai partecipanti. Le domande verranno raccolte tutte insieme e riconsegnate ai partecipanti per uno secondo turno di interventi in cui nel rispondere ad alcune delle domande del pubblico potranno riprendere alcune riflessione consegnate dagli altri partecipanti. Anche in questo caso il tempo concesso sarà di 5-6 minuti. Alla fine del secondo turno, cercheremo in una decina di minuti di mettere in luce quelli che ci saranno sembrati i punti di riflessione più interessanti/critici.

La prima questione è il nesso che si sviluppa tra l’attivismo degli anni ’90 e quello espresso a Genova, quali elementi di continuità e quali elementi di rottura/novità, anche rispetto alle identità, ai temi espressi e alle pratiche di militanza.

La seconda questione è sicuramente la legacy, la memoria di Genova, che cosa è rimasto nell’attivismo successivo e nella discussione interna dei movimenti. Evidenziare anche gli aspetti problematici di questa memoria: limiti e opportunità

La terza questione riguarda il “nuovo internazionalismo” dei movimenti, maturato dopo l’Ottantanove e venutosi a manifestare in maniera paradigmatica a Genova. In questo caso ci sembra emergano i nodi delle relazioni tra gli ambiti di attivismo, delle connesse identità e dei livelli (locale/globale) della mobilitazione. In particolare, potrebbe essere utile riflettere sul parallelismo che sta emergendo nell’analisi e nella progettualità di parte dei movimenti tra la situazione determinata dalla crisi pandemica e le grandi mobilitazioni che precedettero Genova (es. campagna contro i brevetti sui farmaci anti-AIDS / campagna No profit on pandemic, ecc.)

La quarta è la questione della democrazia. Da una parte il nodo della riforma o della creazione ex novo di istituzioni a livello internazionale capaci di interagire con i livelli decisionali domestici e locali in connessione con i processi partecipativi. Dall’altra la riflessione sulle forme di democrazia interna ai movimenti culminata nei Forum Sociali (di tutti i livelli) che superassero i limiti della delega ma anche quelli dell’assemblearismo. Fino a che punto questa riflessione è ancora dentro i movimenti di oggi e di nuovo qual è stato in positivo e in negativo il contributo di Genova su questo.

La quinta ed ultima questione, riguarda l’attivismo radicale: in che modo è possibile, se lo si ritiene necessario, esprimerlo nell’attuale quadro politico?

“Altri mondi erano possibili?” Giornata di studio su Genova 2001

Come si arrivati a, cosa è stato, cosa ha rappresentato e cosa ci ha lasciato il movimento che nel 2001 portò a GENOVA migliaia di giovani a protestare contro “i grandi del pianeta”? A venti anni di distanza ne parliamo con Federico Romero e Donatella della Porta prima e con gli attivisti di ieri e quelli di oggi dopo.

La giornata di studio online dal titolo “Altri mondi erano possibili? Genova 2001 nella storia e nelle pratiche dei movimenti” si terrà il giorno 23 giugno 2021 dalle ore 10 alle ore 17.

Per partecipare clicca qui (Piattaforma MS Teams)

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